L’articolo verte sulla concezione boeziana della Trinità. Prenderò in considerazione alcune tematiche che affiorano dalla lettura del De Sancta Trinitate rimarcando la loro vicinanza con il De hebdomadibus. Se è noto che nel trattato sulla Trinità la soluzione boeziana si palesa solo in virtù di un ripensamento delle differenze tra predicazione sostanziale e ‘accidentale’ propria della relazione, resta da indagare quale sia il meccanismo di predicazione che permette a Boezio di affermare che tutte le cose sono sostanzialmente buone pur essendo diverse dal Bene in sé. Come fa un ente a partecipare di qualcos’altro preservando al contempo la sua totale identità rispetto a ciò di cui partecipa? Di contro, come si può preservare la necessaria differenza tra Dio e le cose senza rendere il Bene di quest’ultime non sostanziale? In che modo è possibile preservate l’Unità di Dio e, al contempo, la diversità comunque necessaria alle tre Persone della Trinità? L’introduzione di una logica della predicazione mista (partecipazione assoluta/inerenza relativa) mostrerà come ogni parvente aporia circa la relazione tra le persone della Trinità esiste soltanto finché non si imbocchi la strada che indica la salda ragione, sorretta da una logica nuova e ben adoperata.